Nel cuore di Sicilia, presso Enna, anticamente chiamata Castrogiovanni, la leggenda incontra la realtà quando si parla della Lombardia, una delle più inafferrabili fortezze in Sicilia di fronte alla quale molti eserciti, invasori, dovettero alzar bandiera bianca durante terribili ed estenuanti assedi. Legato alle vicende dell’insediamento di cui occupa la parte più elevata e munita, la Lombardia ha origini remote come fortificazione, anche se gran parte della sua struttura attuale viene generalmente riferita a età sveva. Secondo la mitologia, su quel pianoro alto aveva la propria reggia il re Sicano, sposo di Cerere. Caratterizzato da un esteso perimetro fortificato che segue l’andamento orografico del terreno, racchiude una sequenza di tre cortili: degli Armati o di San Nicola, della Maddalena e di San Martino. Nel corso dei secoli passati, fu utilizzato, nelle sue strutture originarie, da Bizantini ed Arabi. Ma è sicuramente ai sovrani normanni che si deve il ripristino della fortificazione entro il quale fondarono la Cappella regia di S. Martino, e che assunse il nome di “Castello di Lombardia” dalla classe guerriera di origine alto italiana che si era aggregata ai conquistatori insediandosi nell’omonimo quartiere sottostante. Il toponimo di “Ponte”, che caratterizza la parte più alta del quartiere “Lombardia”, deriva invece dalle contraffortature avanzate con fosso che difendevano l’accesso principale al castello. Con la fine dell’età sveva e durante la dominazione angioina nonché il successivo regno aragonese, Enna non perse mai il suo ruolo di roccaforte strategica ed il suo castello risultava il terzo di tutta la Sicilia per dotazione di soldati. Si pensi che Federico III d’Aragona lo scelse come propria dimora estiva e al suo interno convocò anche parlamenti. Nel ‘600 presentava vasti ambienti con stucchi e affreschi per la dimora regia. Un lungo abbandono in età moderna, la sua trasformazione in carcere e restauri, non documentati, di questo secolo hanno lasciato solo l’impianto di alcune delle venti torri ancora visibili nel Seicento (più conservata, la Torre Pisana) e due ambienti coperti da volte a crociera.
Il castello di Enna, come si è detto, ha un’origine antica e probabilmente, nel corso dei secoli passati, fu utilizzato, nelle sue strutture originarie, da Bizantini ed Arabi. Ma è sicuramente ai sovrani normanni che si deve il ripristino della fortificazione entro il quale fondarono la Cappella regia di S. Martino, e che assunse il nome di “Castello di Lombardia” dalla classe guerriera di origine alto italiana che si era aggregata ai conquistatori insediandosi nell’omonimo quartiere sottostante. Il toponimo di “Ponte”, che caratterizza la parte più alta del quartiere “Lombardia”, deriva invece dalle contraffortature avanzate con fosso che difendevano l’accesso principale al castello. Con la fine dell’età sveva e durante la dominazione angioina nonché il successivo regno aragonese, Enna non perse mai il suo ruolo di roccaforte strategica ed il suo castello risultava il terzo di tutta la Sicilia per dotazione di soldati. Si pensi che Federico III d’Aragona lo scelse come propria dimora estiva e al suo interno convocò anche parlamenti.
In breve, adesso, si cercherà di porre una guida, breve e sintetica, su quello che è tal fortezza e le sue principali particolarità. Si può entrare nella fortezza dall’angolo sud-occidentale su per una rampa scalpellata nella roccia. Qui si apre un portale sulla prima avancorte, il bastione, che si estende come un rettangolo allungato agli occhi del visitatore. All’incirca a metà della cinta interna si apre la porta principale e si passa al primo cortile, che è anche il più grande. Vicino all’ingresso principale, questi aveva una torre e di essa resta solo una parte del pianterreno le cui misure corrispondono a quelle della pianta della torre antica. Nell’angolo nord occidentale di questo cortile sorgeva, anticamente, una chiesetta dedicata a San Nicola. Pare che ancor prima della chiesetta, proprio nel cortile, sorgesse un tempio dedicato a Giunone intorno al quale erano situate le case dei sacerdoti. Custodito da una robusta torre è l’ingresso, “Porta della Catena”, per il quale si accede al secondo cortile, detto della “Maddalena” per la probabile presenza di una cappella dedicata alla Santa. Sia nel primo che nel secondo cortile non resta quasi nulla degli ambienti originari e tutto quello che invece è rimasto si trova nel terzo cortile, quello più piccolo. Nel punto in cui i tre cortili si incontrano esistono ancora alcuni ambienti dell’appartamento reale: di fronte ad essi si erge, nell’angolo nord-occidentale, la possente Torre Pisana. Il terzo cortile è dedicato a San Martino a cui è dedicata la cappelletta che ancora si erge in questo spazio e che, secondo fonti antiche, fu consacrata da un Papa Gregorio di cui però non si ha ben nota l’identità. Oggi della cappella si riconosce la pianta rettangolare, ad una navata, con la presenza di un’abside semicircolare.
Tra un cortile ed un altro vi erano dei grandi portoni. Il sistema di chiusura di questi lo comprese appieno Walter Leopold. Infatti, secondo lo studioso, sopra la chiave di volta dell’arco a sesto acuto nella parte interna del portale si trovava una robusta trave orizzontale che serviva da cornice ed impediva di sollevare il battente del portone chiuso. In esso venivano incastrati i cardini dei battenti stessi. Il portone si serrava con un robusto traversone che si spingeva con facilità, in posizione orizzontale e parallelo ai battenti chiusi, in un’apertura rettangolare, rivestita di legno, posta nel muro. Quando questo paletto era entrato nell’apertura corrispondente del piedritto antistante, risultava una chiusura in grado di resistere anche ad un assalto abbastanza forte. Stesso sistema si trovava in porte e finestre.
Ulteriore particolarità del castello è la stessa funzione dei tre cortili. Ogni cortile possedeva un sistema di autonomia proprio. Viveri ed acqua non mancavano in tutti e tre cosicché se veniva assaltato il primo cortile e conquistato, gli abitanti del castello si asserragliavano nel secondo e così via. Insomma, la Lombardia era un vero e proprio fortilizio inespugnabile tanto che, si narra, nessun esercito riuscì a far breccia nelle sue mura se non tramite il tradimento di qualcuno dell’interno della fortezza.
Si ringrazia per le splendide foto il dott. Gianfilippo Russo, cittadino ennese.
Flavio Mela
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