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Flavio R.G. Mela

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Archeologia. La Dea di Morgantina. La storia, il ritorno, l'evento.

Trafugata tra il 1970 e il 1980, la famosa Dea di Morgantina, erroneamente conosciuta come la Venere, è tornata alla sua patria e il 17 maggio sarà visitabile dal pubblico. Un evento emozionante perché torna uno dei tesori più importanti del patrimonio archeologico del centro Sicilia. La statua, anticamente venerata nella città greco sicula di Morgantina, a pochi kilometri da Aidone, è stata fino adesso custodita all’interno del J. Paul Getty Museum. Il 25 settembre del 2007 a conclusione di una serie di trattative tra il Ministero dei Beni Culturali italiano e quattro musei americani, ovvero lo stesso J.Paul Getty Museum, il Metropolitan Museum di New York,il Museum of Fine Art di Boston e il Princeton University Art Museum sono stati restituiti ben 67 capolavori, tra i quali la dea di Morgantina.
La statua della dea si presenta alta e possente nella salda anatomia scultorea. Le sue “carni” sono composte da materiali lapidei, tra cui calcare per il corpo e marmo per la testa e gli arti, secondo la tecnica acrolitica, tipica della cultura greca e di cui, all’interno del Museo, si ricordano gli Acroliti di Demetra e Kore.
Un panneggio delicato avvolge il corpo della dea, donandole un che di animato e scomposto, tanto da garantirle grande vitalità. Infatti, le vesti sono caratterizzate dal cosiddetto “effetto bagnato”, tecnica praticata ad Atene nel V secolo dal famoso Fidia e dalla sua scuola per le statue del Partenone. Il viso della dea è ieratico e attento, ma privo di capigliatura, che, secondo gli esperti, doveva essere di metallo dorato. Un arto si protende dal busto, quasi a benedire, ma la posizione delle dita fa pensare alla salda stretta su qualche oggetto, forse una fiaccola.
La dea dai 2,30 metri è stata sempre conosciuta come la “Venere”, ma probabilmente doveva raffigurare la dea Demetra, il cui culto nel centro Sicilia era riconosciuto e radicato. Forse nell’atto di cercare la figlia Proserpina, forse con una fiaccola su citata, la dea avanza nello spazio nella sua fermezza e nei suoi intenti.
La statua ha raccontato ai propri antichi fedeli il mito di una ricerca, ignara che nei secoli futuri, dopo il fermo di un riposo provvisorio nella calda terra della sua Morgantina, avrebbe vissuto essa stessa un “rapimento”. Infatti, la Dea di Morgantina doveva trovarsi “in località San Francesco Bisconti, area contrassegnata dalla presenza di sacelli arcaici (piccole aree recintate e senza coperture, situate intorno ad un altare) e da rinvenimento di frammenti di statue in terracotta a grandezza naturale. Rotta in tre parti,forse già al momento della caduta in antico, l’opera attraverso vari intermediari e seguendo l’iter consueto tracciato dai trafficanti di reperti antichi, venne esportata illegalmente prima in Svizzera e poi in Inghilterra.
L’antiquario britannico Robert Symes. uno degli antiquari più noti a livello internazionale che nel
1986 acquistò la statua per 1,5 milioni di dollari rivendendola due anni dopo al Getty per 18 milioni di dollari. Le clamorose rivelazioni rilasciate nel 1988 da Thomas Hoving, ex-direttore del Metropolitan Museum di New York, alla rivista “Conoisseur” riguardo la presunta provenienza della statua dal sito di Morgantina, uno dei territori più saccheggiati dalla Sicilia, fecero scattare le indagini della magistratura ennese. Già in quegli anni, la Soprintendenza di Agrigento, allora competente per il territorio di Morgantina, aveva denunciato scavi clandestini concentrati nell’area sacra di San Francesco Bisconti e le dichiarazioni di Hoving sembravano coincidere con le indiscrezioni raccolte dalla stessa Soprintendente Fiorentini circa la scoperta di una grande statua di culto. Le procure italiane e il Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio culturale avviarono un complesso lavoro di indagini giudiziarie per far luce sulle varie fasi del trafugamento di importanti reperti tra i quali il gruppo di acroliti in marmo acquistati dal magnate dei diamanti Templesman e il tesoro di argenti finito nelle collezioni del Metropolitan.
Si aprì in quegli anni un delicato e difficile contenzioso con i più importanti musei americani destinato a concludersi, solo dopo alterne vicende, sensazionali rivelazioni e complesse trattative con la restituzione all’Italia di straordinari capolavori. (Tratto da Relazione ufficiale dell’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Sicilia)”
La dea di Morgantina torna dunque al suo popolo e la conquista dell’identità siciliana acquista ancora un tassello del passato e della sua storia. A seguire lo straordinario video promozionale dell’evento, che molti ricorderanno come il “ritorno” della dea. Il video è stato creato dalla Regione Sicilia.

Si ricorda che la Dea di Morgantina sarà visitabile dal 17 maggio al Museo Archeologico di Aidone. Per l’occasione saranno organizzate delle visite guidate sia all’interno dell’area museale che nel sito archeologico di Morgantina.
Per maggiori informazioni visitare il sito web http://www.deadimorgantina.it/ o telefonare al numero 0935/87955.



Flavio Mela

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