Soldati inglesi penetrano nel paese di Valguarnera (Foto Costanzo E., 2003) |
Il 17 Luglio, le divisioni canadesi, affiancate da truppe inglesi, spezzarono il fronte delle difese, riuscendo a conquistare Valguarnera e a liberare, durante i successivi giorni, gran parte dei paesi e delle cittadine del centro Sicilia. Un’impresa resa ardua e complicata dalla ferrea resistenza dei tedeschi, blindati nelle loro roccaforti. A Leonforte, gli alleati del Loyal Edmonton Regiment dovettero resistere fino alla costruzione di un ponte Bailey, che permise ai carri armati di procedere all’interno della città e sgomberare le truppe nemiche, le quali, il 23 Luglio, si arresero definitivamente. Il 30 Luglio, cadde anche Nissoria e le truppe canadesi si concentrarono su Regalbuto, prima di procedere verso il territorio catanese. La città, difesa dall’armata tedesca Hermann Goering, fu assaltata e occupata dalla First e Third Canadian Infrantry Brigade, supportate dalla brigata “Malta”.
La città di Enna, se non fu meta delle operazioni britanniche e canadesi, divenne obiettivo delle divisioni americane. Dal capoluogo, che cedette ai soldati di Patton, l’impresa degli statunitensi puntò a liberare città come Calascibetta, Alimena, Sperlinga, Nicosia, Cerami, Mistretta, Mazzarino, Barrafranca, Pietraperzia, Caltanissetta, Resuttano e Petralia Sottana. Tra queste, anche Troina, una città considerata imprendibile, sotto le cui macerie morirono molti uomini. Gli americani riuscirono ad annientare ogni resistenza solamente con il supporto dei cacciabombardieri, i cui missili misero in ginocchio un’intera popolazione.
Truppe canadesi nel territorio del centro Sicilia (Foto www.operationhusky2013.ca) |
Tra Luglio e Agosto del ’43, le cornamuse degli alleati, come quelle della banda Seaforth Highlanders, echeggiarono nelle valli del centro Sicilia, dichiarando la vittoria della libertà e la sconfitta del totalitarismo e dell’oppressione. Da quel momento, l’azione bellica alleata iniziò il piano di attacco nell’area dell’Etna, caposaldo della difesa nazi-fascista.
Ufficiali canadesi a Piazza Armerina (Foto Costanzo E., 2003) |
Ricordare oggi l’operazione HUSKY, a settant’anni dagli eventi, è un tassello di memoria che non può essere abbandonato, né da considerarsi una storia secondaria delle vicende siciliane. In questi fatti, tangibili, seppur lontani negli anni, sono morti decine di soldati, di ogni nazione, e non importa in quale fronte posero la loro fiducia, poiché furono coinvolti in un massacro dentro al quale molti si distinsero per valore e coraggio, aggrappati ai loro giuramenti. Di parecchi si perse anche il nome, l’identità, non garantendo ai propri familiari, lontani migliaia di chilometri, l’amara consolazione di piangere un corpo. A questi nomi o ignoti, si affiancano i civili italiani, vessati nell’anima e negli affetti, sterminati o ridotti alla fame da una guerra subìta, la cui fine non cancellò i graffi della violenza provocata. Si ricominciò a sperare, a ricostruire, fino a riportare la dignità umana ad uno stato di ordinaria pace. Eppure, basta poco perché riaffiorino quegli anni, soffermandosi ad osservare quei bunker abbandonati, molti seppelliti, ma mai dismessi del tutto, che, come isole antiche, emergono nella campagna siciliana, tra i campi di grano o addossati agli speroni di roccia accaldata dalla caligine estiva. Non è stato un brutto incubo.
Il documento è curato da Canadian Company:
Sul tema degli accadimenti storici del 1943 in Sicilia, si consiglia di leggere:
COSTANZO E., La guerra in Sicilia 1943, Catania, Le Nove Muse Editrice, 2003.
RASPANTI A., SPAMPINATO S., Lo sbarco in Sicilia 1943: i luoghi della memoria, Catania, Bios, 2009.
L'articolo è stato curato da
Flavio Mela
Nessun commento:
Posta un commento