


Da quando la Chiesa ebbe in Sicilia latifondi, si guarda a quelli come un’isola di modernità. Una modernità che nel 600’ si arricchisce di elementi e di culture altre rispetto a quella siciliane. Due libri antichi fanno giusto pensare a questo. Uno il testo del cittadino bresciano Agostino Gallo con il testo, del 1564, Le dieci giornate della vera agricoltura e piaceri della villa, mentre il secondo è il testo di Pietro Crescenzi, bolognese, con il testo, del 1536, de' Opera di agricoltura: Ne la qual si contiene a che modi si debbe coltiuar la terra, seminare inserire li alberi, gouernar gli giardini e gli horti, la proprieta de tutti i frutti. Due testi fondamentali ed interessanti conseguenza di una nascita in scienza di agronomia che trova spazio anche nel profondo cuore della Sicilia, là dove si è spesso additata una storica arretratezza. I Gesuiti di Piazza Armerina hanno insomma raccolto nella loro biblioteca testi di agronomia importanti soprattutto per i fruttuosi e feritili territori che possedevano. Proprio nella vallata, al di sotto delle strutture del convento della Compagnia, corrispondente all’attuale quartiere storico Canali, si estendevano alcuni possedimenti rurali. Possedimenti che garantivano all’ordine grande reddito e grandi risorse da poter sfruttare per i fondi della loro casa conventuale.
Bibliografia di riferimento e per approfondire.
- ALFOLSI T. ET AL., Pier de Crescenzi, 1233-1321. Studi e documenti, Cappelli, Bologna 1933.
- LORENZONI G., Trasformazione e colonizzazione del latifondo siciliano, Firenze, C. Cya, 1940.
- VERGA M., La Sicilia dei grani : gestione dei feudi e cultura economica fra Sei e Settecento, Firenze, L. S. Olschki, 1993.
Flavio Mela
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