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Flavio R.G. Mela

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Storia. Castelli & Fortezze. Orgogliosa Sperlinga.

A circa 40 Km da Enna, nel mezzo delle verdeggianti e selvagge colline, si erge qualcosa di raro e prezioso che parla dell’antichità come se fosse una storia che continua nel tempo. Tale è Sperlinga, magnifico borgo di natura rupestre. Torreggiato da un castello portentoso e solenne e “macchiato” di profonde caverne, fino a poco tempo fa abitate, il borgo ha origini antichissime e remote legate al periodo della precolonizzazione greca quando i Siculi erano i signori dell’entroterra siciliano (XII-VIII secolo a.C.). Nello stesso periodo, probabilmente, si diedero le fondamenta per il particolare castello costruito, per la maggior parte, nella stessa roccia arenaria. Di Sperlinga narrano poi le cronache della spedizione normanna contro i saraceni di Sicilia, in particolare un editto del 1082 del conte Ruggero d’Altavilla. La cornice storica di tale editto è successiva all’occupazione del territorio da parte di gente proveniente dall’Italia del Nord, episodio non raro nei territori della provincia di Enna che vide spesso la colonizzazione di gente lombarda in maniera massiccia ed aggressiva tanto da insediare nella parlata locale termini di chiara origine francese (da qui il gallo-siculo. Vedi articolo sul Gallo-italico nella sezione antropologica). Del posto ne parla anche El Edrisi, geografo alla corte del re normanno, che nel suo trattato di viaggio lungo le terre dell’isola, "Il libro di Ruggero", descrive Sperlinga con le seguenti parole: 'Rawd al uns wa nuzhat al nafs' (Giardino della civiltà e sollazzo dell'anima).
Un episodio di cui vanno fieri gli storici della “rocca inviolabile” accadde durante la guerra dei Vespri Siciliani (1282). Mentre tutta la Sicilia veniva scossa dal fragore della rivolta contro gli Angioini e si affiancava dunque agli Aragonesi, a Sperlinga una guarnigione francese si asserragliò nel castello difendendosi strenuamente contro un assedio durato ben un anno. Fu una lotta tremenda ed atroce ma l’orgoglio mosse quei soldati ad essere saldi ed inviolati nell’animo, nonostante le fatiche. Quei francesi furono aiutati anche da signori locali che facevano arrivare nella fortezza viveri e armi per resistere. Dell’eroico episodio ne individuò le giuste coordinate narrative cronologiche lo storico Amari. Gli Sperlinghesi, per il sostegno che diedero alla truppa angioina, incisero sull'arco a sesto acuto nell'androne del Castello questo esametro (ancora visibile): “QUOD SICULIS PLACUIT SOLA SPERLINGA NEGAVIT" ovvero “La sola Sperlinga negò ciò che piacque ai Siciliani”.
Successivamente la storia del castello e del suo borgo così caratteristico fu intrecciato inesorabilmente con le famiglie nobili che divennero proprietarie del complesso. Fu, infatti, sede della baronia della casata Ventimiglia fino al 1597. Successivamente appartenne al principe Giovanni Forti Natoli e alla sua dinastia (1597 - 1658) e fu proprio in questo passaggio di consegne che il feudo divenne città grazie alla concessione del re Filippo IV di "potervi fabbricare terre".. Dal 1658 al 1861 fu proprietario Giovanni Stefano di Oneto che venne investito del titolo di Duca insieme ai suoi discendenti, l'ultimo dei quali lo concesse in enfiteusi al barone Nunzio Nicosia, i cui discendenti, per una somma simbolica di mille lire, lo donarono al Comune di Sperlinga nel 1973. Il castello tutt’oggi è splendidamente conservato e ad esso si accede per un grande portale in pietra dove, originariamente, doveva trovarsi il ponte levatoio. All’interno vi sono delle sale tra cui quella che doveva essere una grande scuderia e poi la fucina, all’interno della quale è ancora visibile una cappa in pietra. Vi sono poi delle anguste celle il cui scopo poteva essere quello di ospitare dei prigionieri ed una chiesetta rupestre di cui resta ben poco. Interessante anche la “Sala del Principe” ritenuta la zona che doveva ospitare il signore del borgo.
Altro singolare spaccato di Sperlinga sono le grotte artificiali sfruttate fino al dopo guerra come vere e proprie abitazioni tanto da veder sorgere anche comignoli o individuare diverse insenatura per far scorrere l’acqua piovana. Lo stesso termine Sperlinga deriverebbe da tale caratteristica. Infatti il nome trae le sue origini dal greco “spelaìon” ovvero “spelonca, grotta”. Oggi non sono più abitate ma mostrano al viaggiatore come dovevano essere vissute dalla gente del posto in un contesto di museo antropologico sulla vita contadina. Ogni caverna presenta un ambiente originario con gli utensili antichi usati per la casa e a volte è anche possibile trovare qualche anziana del posto che si siede al telaio e lavora la lana, attirandosi con successo l’attenzione curiosa di adulti e bambini.
E’ un viaggio consigliato quello di poter visitare questa sublime paesaggio ambientale, storico ed antropologico per gustare in maniera decisamente autentica ciò che caratterizza l’entroterra siciliano. Sperlinga è orgogliosa del suo vissuto e, come i francesi si batterono tra le mura del castello rupestre, così essa stringe a se un manto di vanità ben meritato lasciando trapelare di se solo mistero e fascino.
Flavio Mela

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